giovedì 29 novembre 2012

MONSIEUL LAZHAR - Bachir, portatore di buon cinema


In una scuola elementare di Motréal, l’insegnante Martine Lachance si impicca in aula, durante la ricreazione. E’ Simon, un bambino di 11 anni, a trovarla. Questo gesto estremo e apparentemente inspiegabile, getta la classe in uno stato di confusione e shock, dovuto soprattutto al fatto che questi giovani non sanno come affrontare emotivamente la perdita tragica della maestra. L’aula viene ridipinta, quasi a voler cancellare la presenza della maestra stessa, e comincia la ricerca di un sostituto. Purtroppo la notizia del suicidio rende impossibile trovarne uno, nessuno vuole insegnare in quella classe.
L’unico che si presenta come volontario è Bachir Lazhar, immigrato algerino, con documenti falsi, disposto a tutto pur di ottenere il posto. Il nuovo prof. cercherà di essere insegnante ed educatore dei ragazzi; parlerà di contenuti, di forme, di educazione e di valori. Bachir nasconde un terribile segreto, anche lui sta elaborando un lutto e percorrerà questo doloroso percorso assieme ai suoi alunni. Nonostante la volontà di genitori e preside di tenere pedagogia e psicologia nettamente separate, sarà proprio Bachir a dare ai suoi piccoli uomini i mezzi per superare la tragedia che li ha investiti. Li metterà allo stesso livello dei “grandi” e permetterà loro di maturare.
In un epoca dove l’alunno si reca a scuola solo per apprendere nozioni e dove il maestro ha il compito specifico di insegnare esclusivamente la didattica, dove l’alunno può mettere in discussione le parole dell’adulto che sta dietro alla cattedra e dove l’insegnante rischia continuamente di essere attaccato, Philippe Falardeau ci presenta un uomo che prende il suo ruolo di professore alla vecchia maniera. Si pone su un livello diverso, autoritario, rispetto ai suoi alunni. Sfrutta tutte le occasioni per farli riflettere, crescere e maturare opinioni personali; spesso andando contro le conclamate istruzioni di preside e genitori. Lui non sa essere diverso, perché prende il suo ruolo a 360°. Vede che i suoi studenti hanno bisogno del suo aiuto e non si tira indietro. Sente che hanno bisogno di più di qualche ora con la psicologa per superare lo shock che hanno subito e rischia tutto per aiutarli. Instaura con loro un rapporto di amicizia e reciproco rispetto. Loro sono le sue crisalidi che presto diventeranno farfalle. Questo paragone, preso in prestito da Balzac, si respira durante tutta la storia e diffonde una luce speciale su Bachir e i suoi affezionati studenti.
Tra i temi trattati spicca anche l’integrazione di uno straniero con un bagaglio culturale diverso e una storia combattuta, che prende un valore aggiunto se pensiamo che l’attore Mohamed Fellag (Bachir Lazhar) si esilia a Parigi nel 1995, dopo lo scoppio di una bomba nel teatro dove stava andando in scena il suo spettacolo.
Il film ha ricevuto molti consensi, forse proprio perché riesce a trasmettere tutte le emozioni che si sviluppano all’interno di questo microcosmo, lasciando allo spettatore qualcosa di più rispetto alla semplice visione di un bel film.

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